Storia del
Karate
ASSOCIAZIONE DILETTANTISTICA
SPORTIVA KARATE
RAMO DI PALO
|
Lendinara Fraz. Ramodipalo (RO)
Maestro Livio Peratello Telefono: +39 347/8297017
Gichin
Funakoshi (1868-1957)
Gichin Funakoshi comincia a praticare il
karate verso l'età di 12 anni sotto la direzione di Anko Asato, uno dei più brillanti
discepoli di Sokon Matsumura. G. Funakoshi, compagno di classe del figlio
maggiore di Anko Asato, va spesso a giocare da lui, ed è a poco a poco
attratto dalla sua arte. Divenuto il discepolo appassionato di A. Asato,
continuerà per tutta la vita ad approfondire il karate. G. Funakoshi nasce a Okinawa nel 1868,
primo anno dell'era Meiji, periodo in cui il Giappone passa dal feudalesimo
all'era moderna. Egli appartiene a una famiglia di funzionari molto legata
alla tradizione, malgrado una situazione economica spesso instabile. G.
Funakoshi vuole dapprima studiare medicina ma, al momento di presentarsi a
scuola, prende conoscenza della seguente regola: "Uno studente di
medicina non deve portare la crocchia". Nella società antecedente alle
riforme, i capelli raccolti a crocchia testimoniavano il rango della famiglia
e simboleggiavano materialmente la continuità con gli antenati. L'importanza
che riveste in Giappone il culto degli antenati è particolarmente accentuata
ad Okinawa, e G. Funakoshi, non potendo accettare una simile offesa,
preferisce rinunciare alla medicina. Conserva la crocchia fino all'età di
vent'anni, e, quando decide di tagliarsi i capelli, ciò provoca un conflitto
familiare. Per tutta la vita resterà profondamente legato alla tradizione;
così, molto più tardi, quando sua moglie, nel corso degli anni Venti,
potrebbe raggiungerlo a Tokyo, dove egli si è stabilito, non potrà farlo,
poiché in tal caso nessuno rimarrebbe a occuparsi della tomba degli avi. A 21
anni, G. Funakoshi diventa insegnante a tempo determinato in una scuola
elementare della città di Naha, e continuerà a mantenere 1'incarico di
educatore a Okinawa per oltre trent'anni. In seguito parte per Tokyo per
presentare e diffondere nel centro del Giappone 1'arte della sua isola
natale. Quando fonda la sua scuola di karate, 1'esperienza di educatore
emerge nel suo rapporto con gli allievi, i quali lo rispetteranno tanto più
in quanto, insieme al karate, egli insegna uno stile di vita. |
||
Nel
1935, G. Funakoshi scrive la sua opera più importante, intitolata Karate-do
kyohan (Testo di insegnamento del karate-do). E' senza dubbio il periodo più
felice della sua vita. Già diverse università di Tokyo hanno aderito al suo
insegnamento, il numero di allievi aumenta, ogni giorno egli va a insegnare
in un'università diversa. La sua situazione materiale migliora. Il primo dojo
di karate è costruito nel 1938 dai suoi allievi, che si sono tassati per
molti anni a questo scopo e si appoggiano alla rete degli ex-allievi delle
loro università. G. Funakoshi chiama questo dojo "Shotokan" (La
casa nel fruscio della pineta). G.
Funakoshi scrive" I venti precetti della via del karate" quando il
Giappone e già in guerra con la Cina dal 1937 eccoli qui elencati: 1.
Non bisogna dimenticare che il karate comincia con il saluto, e termina con
il saluto. |
||
La storia e l'evoluzione del karate sono
molto complesse. L'analisi della storia dell'isola di Okinawa permette di
comprendere come l'influenza cinese abbia formato quest'arte e come poi si
sia sviluppata sotto la denominazione giapponese. L'arte marziale di Okinawa si è sviluppata
come un'arte tenuta segreta, che per lungo tempo è stata il privilegio dei
nobili prima di diffondersi ad altri strati della società, pur restando
appannaggio di un numero ristretto di persone. Nel secolo XV il re di Ryu-kyu, dopo aver
elevato al rango di nobili gli antichi capi locali, proibisce di portare
armi. L'arte cinese del combattimento ha avuto un
ruolo d'importanza primaria nella formazione del karate. Di fatto, il karate
non avrebbe preso questa forma senza il contatto con l'arte cinese del
combattimento, anche se fossero esistite già da prima a Okinawa - cosa non
certa - tecniche di combattimento sufficientemente elaborate per servire da
base alla creazione di un'arte del combattimento. Dai documenti storici
disponibili si deduce che l'arte cinese del combattimento è stata introdotta
a Okinawa attraverso tre canali complementari: 1. Il contributo dei viaggiatori venuti dalla Cina 2. La trasmissione da parte dei cinesi residenti nell'isola 3. Degli abitanti di Okinawa che fecero il viaggio
in Cina
Dal 1372 al 1866, una delegazione
dell'imperatore della Cina venne ventitré volte a Ryukyu, per le cerimonie di
consacrazione del re, e si pens che questa ambasceria abbia avuto un ruolo
importante nella trasmissione dell'arte del combattimento. I contatti dei
membri della delegazione con gli abitanti di Ryukyu non figurano in nessun
documento, ma sarebbe inconcepibile che le molte centinaia di persone delle
varie delegazioni che si sono succedute abbiano sostato per parecchi mesi
senza uscire dal piccolo villaggio di Kume. Il contatto con loro e certo
stato un'importante linea d'infiltrazione dell'arte cinese del combattimento,
senza arrivare fino a una trasmissione globale di questa.
L'arte del combattimento praticata dai
cinesi che abitavano dal 1392 nel villaggio di Kume e stata verosimilmente
comunicata sotto il vincolo del segreto ad alcune famiglie nobili che avevano
contatti con loro, e questo malgrado la chiusura del villaggio. Quest'arte, praticata
segretamente, costituiva uno dei privilegi di questo gruppo di famiglie
cinesi, che hanno avuto dal secolo XIV un ruolo importante negli affari del
regno di Ryukyu. Questa comunità non era isolata dalla sua cultura d'origine,
con la quale intratteneva regolari contatti tramite i membri della
delegazione dell'imperatore della Cina che era inoltre incaricata di
accogliere. Costoro comunicavano ogni volta, insieme ad altre tecniche,
un'arte del combattimento arricchita di nuove conoscenze. Questa comunicazione
si limitava ad alcuni cinesi del villaggio di Kume e forse a qualche nobile
del regno di Ryukyu. Altri fatti mostrano che la diffusione verso l'esterno
dell'arte del combattimento a partire dal villaggio di Kume fu per lungo
tempo minima. E' soltanto a partire dal secolo XIX, alcuni anni prima della
guerra dell'oppio, che la chiusura del villaggio di Kume si attenuò, lontana
ripercussione degli sconvolgimenti della società cinese. Allora l'arte del
combattimento, a lungo nascosta dietro le sue mura, a poco a poco cominciò a
filtrare al di fuori sotto il nome di Xaha-te, poiché questo villaggio
dipendeva dalla città di Naha.
Dall'inizio del secolo XVII, alcuni
abitanti di Okinawa cominciarono a recarsi in Cina per commerciare e vi
restavano spesso per due anni. Questi viaggiatori, un po' avventurieri,
riportarono senza dubbio a Okinawa delle tecniche di combattimento a mani
nude a loro utili. Queste, tuttavia, non potevano essere che frammentarie,
perché in due anni era impossibile imparare nel suo insieme il metodo
dell'arte marziale cinese, che si basa su una concezione elaborata del corpo.
L'accumulazione di tecniche frammentarie può costituire una pratica alla
quale la ricerca di un'efficacia immediata da una certa logica. Possiamo
pensare che le corte sequenze tecniche direttamente rispondenti a una
semplice applicazione in combattimento - di cui esistono parecchi tipi siano
state trasmesse così e che gli abitanti di Okinawa le abbiano trasformate
adattandole alla loro morfologia e al loro modo di vita. Tuttavia esse
formarono piuttosto un sapere tecnico che l'arte metodica. Prima
probabilmente esistevano, negli ambienti cinesi privilegiati e degli
okinawesi ricchi, dei canali di trasmissione, ma senza dubbio non erano
sistematici, poiché non troviamo traccia di una scuola di te a Okinawa prima
di quella di Sokon Matsumura, all'inizio del secolo XIX. L'arte trasmessa da
Matsumura, che è pervenuta fino a noi, si è formata a partire dall'integrazione
di tre elementi: A. la conoscenza tecnica che abbiamo
appena ricordato B. la pratica dell'arte giapponese
della spada della scuola Jigen-ryu C. l'arte cinese del combattimento. Le scuole
tradizionali di te risalgono all'insegnamento di Matsumura e dei suoi
contemporanei. A partire dal secolo XIX queste scuole prenderanno il nome
della località dove risiedono gli adepti:
Il Tomari-te assomiglia molto allo
Shuri-te. Le due scuole di Shuri-te e Tomari-te rappresentano un'arte del
combattimento prodotta dalla cultura di Okinawa. Abbiamo visto che il villaggio di Kume ebbe
un ruolo importante per cinque secoli e che l'arte del combattimento
praticata dai cinesi di questo villaggio fu chiamata Naha-te. E soltanto
verso il 1830 che questa arte comincia a diventare più accessibile agli
abitanti dei dintorni. La funzione storica di Kume crolla nel 1879 con
1'estensione a Okinawa dell'influenza dello Stato giapponese moderno. I suoi
abitanti rientrano allora in Cina o si integrano alla popolazione di Okinawa.
Al genere unitario e chiuso di trasmissione della loro arte del combattimento
si sostituisce progressivamente una diffusione più aperta. Kanryo Higaonna, nato a Naha nel 1852,
parte per la Cina per studiare approfonditamente l'arte del combattimento che
aveva cominciato ad apprendere sotto la direzione di un adepto di Kume. Dopo
un soggiorno di quindici anni in Cina, ritorna a Okinawa e fonda una scuola
che, anch'essa, viene chiamata Naha-te. Storicamente il Naha-te implica
quindi il Naha-te dei cinesi del villaggio di Kume e la scuola fondata da K.
Higaonna, che ne e parzialmente derivata. Il Naha-te rinnovato da K.
Higaonna, è stato ripreso dal suo allievo Chojun Miyagi che, come il suo
maestro, andò a studiare in Cina. Egli ha chiamato la sua scuola Goju-ryu. E
cosi che la tradizione del Naha-te, erede fedele dell'arte cinese del
combattimento, è perpetuata da questa scuola. Il contributo antico dei cinesi
insediati a Kume e il rinnovamento di K. Higaonna si congiunsero; la loro denominazione,
unica alla fine del secolo XIX, lo conferma. Entrambi hanno in comune la
trasmissione fedele e lo sviluppo dell'arte cinese del combattimento. Di
fatto, possiamo oggigiorno trovare numerosi aspetti comuni tra il Naha-te
(Goju-ryu) e 1'arte del combattimento del sud della Cina. L'origine dell'arte chiamata Naha-te nel
secolo XIX e quindi relativamente ben conosciuta; più oscura e la formazione
dello Shuri-te e del Tomari-te. Le dominazioni cinese e giapponese hanno avuto
ripercussioni ben distinte sulla formazione del karate a Okinawa. Se la
dominazione dei cinesi si era stabilita con il consenso della dinastia di
Ryu-kyu per sviluppare la produzione e il commercio dell'isola, la
dominazione di Satsuma fu imposta nel 1609 con la forza. La società di
Okinawa dovette progressivamente riorganizzarsi per rispondere alle esigenze
di Satsuma, e i vassalli, i cui privilegi erano stati progressivamente
ridotti, dovettero fondersi negli altri strati sociali per assicurarsi la sopravvivenza.
Possiamo dunque pensare che la diffusione dell'arte del combattimento degli
antichi vassalli tra commercianti, artigiani, contadini, pescatori sia stata
il prodotto della mobilita sociale di Okinawa causata dalla dominazione
giapponese. Col tempo, l'arte dei privilegiati comincia a prendere forme
diverse, adattandosi agli stili di vita di ciascuna classe sociale. Tuttavia
un adattamento del genere si e prodotto in modo molto discreto, poiché l'arte
del combattimento corrispondeva per loro più a un privilegio che a una
necessita vitale. Quando un anziano vassallo era divenuto contadino, nel
corso delle generazioni la pratica familiare dell'arte diveniva il solo segno
del suo antico privilegio e un motivo di fierezza per la sua famiglia. E
questa una delle cause del carattere clandestino ed esoterico della pratica e
della trasmissione del karate di una volta. Con la dispersione dei vecchi
nobili e vassalli nei vari strati sociali il karate si e ramificato. La base
delle differenze tra i vari stili e una delle cause della frammentazione del
karate antico.
La storia del karate nella tradizione di
Okinawa assume contorni un po' più definiti a partire da Sokon Matsumura. Di
fatto, le ricerche sulla prima scuola di karate, il cui influsso sulla
pratica contemporanea sia riconoscibile, riconducono a lui. Egli sarebbe
stato il primo ad aver trasmesso un metodo sistematico. Ciò che chiamiamo
Shuri-te risale alla sua arte, e il suo influsso contribuì esplicitamente
alla formazione del Tomari-te. E' probabile che Matsumura abbia ricevuto
l'insegnamento di Sakugawa ma, secondo la tradizione orale, fu un cinese
chiamato Iwa che egli indicò come suo maestro nell'arte cinese del
combattimento. Nessun documento precisa le sue relazioni con Sakugawa. L'importanza storica dell'arte di Matsumura
sta nel fatto che vi si può scorgere l'integrazione di tre elementi
culturali: 1. La tradizione del te o de, che e
l'insieme delle tecniche di combattimento praticate dagli abitanti di
Okinawa; 2. L'arte giapponese della spada della
scuola Jigen-ryu; 3. L'arte cinese del combattimento. Il ruolo di Matsumura nella storia del
karate è tanto più importante se consideriamo che formò molti allievi. Alcuni
tra loro sono divenuti anch'essi maestri di quest'arte e hanno diffuso l'arte
e le idee del loro maestro, pur contribuendo tutti a farle evolvere. Ecco i
nomi dei suoi principali allievi: Anko Asato: 1828-1906 Anko Itosu: 1830-1915 Kentsu Yabu:
1866-1937 Chomo
Hanashiro: 1869-1945 Chotoku Kiyan: 1870-1945 Tutti
questi allievi hanno contribuito alla stabilizzazione delle forme di karate e
alla sua diffusione nell'isola di Okinawa. A. Itosu e i suoi allievi
realizzeranno la grande svolta della storia del karate, che darà forma al karate
moderno come lo conosciamo ai nostri giorni. Itosu nel 1901 compì la grande
svolta per la diffusione del karate introducendo quest'arte nell'educazione
scolastica. L'importanza di questo cambiamento è considerevole, perché prima
l'insegnamento del karate era una pratica individualizzata, in cui il maestro
guidava uno o due allievi alla volta, mentre con l'adozione di questo nuovo
sistema divenne anche una formazione di massa o di gruppo. La pedagogia di
Itosu si ispira ai metodi di formazione dei soldati che il Giappone stava
importando dall'Europa. A scuola un solo insegnante dirigeva numerosi allievi
gridando un comando per ogni gesto da eseguire, cosa che non esisteva
nell'insegnamento tradizionale del karate. A. Itosu elaboro, a partire dalle
sue prime esperienze con gli scolari, dei kata destinati all'insegnamento
scolastico. E a questo scopo che compose dapprima i tre kata
"Naifanchi" a partire dal Naifanchi classico, poi i cinque kata
"Pinan". Classifico questi kata secondo una gradazione indicata con
il suffisso "dan": Naifanchi shodan, nidan e sandan e Pinan shodan,
nidan, sandan, yodan e godan. L'impiego del termine "dan", che
significa grado, o livello, per classificare i kata gli era stato suggerito
dal suo maestro Sokon Matsumura partendo dal sistema di catalogazione dei
kata di spada del Jigen-ryu nel quale si applica il sistema dei
"dan" per la classificazione degli esercizi. L'insegnamento del
karate nella scuola e stato, ai suoi inizi, assicurato principalmente dai due
allievi di Itosu, Yabu e Hanashiro. Ma il loro insegnamento non era sempre
una ripresa diretta e sistematica delle idee del maestro. Prima di riuscire a
stabilire l'insegnamento del karate in questo nuovo contesto, Itosu e i suoi
allievi dovettero apportare numerose rettifiche ai vecchi modi di praticare. L'entrata del karate nel sistema scolastico
segna una svolta che, al di la della tendenza rappresentata da Itosu,
riguarda l'insieme del karate di Okinawa. Quest'arte si stava formando, e le
sue particolarità cominciavano ad affermarsi in una relazione continua con
l'arte cinese del combattimento. Con la formalizzazione che accompagna
l'introduzione del karate nella scuola pubblica, esso comincia a
istituzionalizzarsi e a irrigidirsi. Progressivamente, gli adepti iniziarono
a considerare il karate come un'arte classica, conclusa, dove la cosa più
importante era rispettare la tradizione e affermare la legittimità della sua
filiazione. Contemporaneamente, gli sconvolgimenti intervenuti nelle
relazioni , tra il Giappone e la Cina rimisero in questione i canali
tradizionali attraverso i quali l'arte cinese del combattimento giungeva a
Okinawa. Questo contatto, se si fosse prolungato, avrebbe con tutta
probabilità continuato a far evolvere il karate. Le tecniche di karate
appaiono frammentarie se vengono considerate come una trasmissione dell'arte
cinese del combattimento. Ma, messe in pratica a modo loro dagli abitanti di
Okinawa, costituiscono un insieme. Le tecniche, meno numerose che nell'arte
d'origine, furono, per questa stessa ragione, praticate più intensamente e
rielaborate in modo da permettere di affrontare la molteplicità delle
situazioni che potevano presentarsi. A partire dagli anni Venti, il karate
sarà presentato come "l'arte di Okinawa" nelle isole principali del
Giappone. E' il paradosso del karate, di continuare a evolvere pur dando
l'apparenza di un'arte pervenuta alla stabilita di una lunga tradizione
com'è, per esempio, la spada giapponese. Sul piano della trasmissione sono gli anni
'30 che costituiscono il punto di difframazione dell'evoluzione del karate
tradizionale e l'origine delle diverse forme e dei diversi stili che
continueranno ad evolversi fino ai giorni nostri. |
||
L'immagine
del karate si basa principalmente su due elementi, la sagoma del karateka -
vestito con un kimono bianco e il cui livello è riconoscibile per il colore
della cintura - e la forma molto organizzata degli allenamenti collettivi.
Abbiamo visto che la forma ritualizzata degli allenamenti corrisponde
all'adattamento del karate all'insegnamento scolastico effettuato all'inizio
del secolo XX da A. Itosu e dai suoi allievi, e che era stato loro ispirato
dai metodi di addestramento militare che il Giappone aveva adottato seguendo
il modello degli eserciti francese e tedesco. L'origine della divisa di
karate e ancora più recente. Per
precisare 1'origine del kimono bianco da karate, che gli occidentali spesso
pensano risalga a un'antica tradizione giapponese, citerò la testimonianza di
S. Gima, allievo di G. Funakoshi. In un'intervista datata 1986, il suo
interlocutore gli pone la seguente domanda: S.
Gima risponde:
Questa
testimonianza dimostra che l'abito bianco, che e pressoché diventato
un'uniforme per il karate, risale al 1921. Prima non esisteva un abito fissato
convenzionalmente per la pratica del karate. Ci si allenava sia con gli abiti
di tutti i giorni, sia a torso nudo, in pantaloni corti o con la biancheria
intima. Ricordiamo che il clima di Okinawa e caldo, e soprattutto molto caldo
in estate; il problema dell'abito non si poneva quindi nello stesso modo che
a Tokyo, dove l'inverno e rigido. Questo kimono bianco, che e diventato
progressivamente un indumento abituale e poi l'indumento ufficiale del
karate, sarà introdotto a Okinawa come una nuova forma della tradizione.
Quanto al kimono del judo (judogi), esso proviene dal jujutsu. La qualità e
il colore del vestito variavano secondo le scuole. Di solito ognuno lo
confezionava seguendo il modello in uso nel proprio dojo. E a partire dal
1880 circa che il judogi viene progressivamente uniformato. Il colore delle cinture del
karate Ecco
il seguito della testimonianza di S. Gima: "Quanto
alla cintura, pensavo di mettere la mia cintura nera di judo e chiedere in
prestito una cintura nera per il maestro Funakoshi a un compagno del
pensionato. Allora, il maestro Funakoshi disse: "Non posso mettere la
cintura nera di judo, perché non conosco il judo. Sarebbe villano portare la
cintura nera di judo davanti a grandi adepti di judo. Si faccia prestare una
cintura bianca da uno studente del pensionato". Era estremamente
corretto, e rifiutava ciò che non era giusto. Era un educatore. Ma se il
maestro Funakoshi metteva una cintura bianca, io non potevo mettere la mia
cintura nera. Avevamo perciò bisogno di due cinture bianche. Sfortunatamente
non avevamo potuto trovarne due tra i pensionanti, e il momento della
dimostrazione si avvicinava. Abbiamo deciso di trovare una buona soluzione
giunti al Kodokan. Abbiamo esposto il problema al segretario e ricevuto la
risposta dal Maestro Kano: "Mettetevi la cintura che avete".
Abbiamo allora preso ciascuno una cintura nera di judo. Ma il Maestro
Funakoshi, essendo una persona di onestà scrupolosa, non appena la
dimostrazione fu terminata cambio la cintura con quella del suo kimono da
città ". Le
cinture bianca e nera sono state quindi utilizzate prima nel judo. Questa
testimonianza ci lascia supporre che sia a partire dal sistema del judo, che
il kimono bianco e le cinture bianca e nera siano state introdotte nel
karate. La tenuta di G. Funakoshi e S. Gima nel 1921 sarà ripresa a poco a
poco dagli altri, e si fisserà come modello per il karate. Questa
espressione implica che il colore della cintura esprima il livello del
praticante. Le cinture di colori diversi sono un'invenzione recente. Dopo gli
anni Cinquanta i colori si sono moltiplicati dapprima nel judo, poi, con una
decina d'anni di ritardo, questo sistema è stato ripreso nel karate. E oggi,
il colore delle cinture assume via via più varietà. Tra la nera e la bianca
si trovano la gialla, 1'arancione, la verde, la blu, la marrone. Inoltre, per
marcare bene la posizione di Maestro, si sono fabbricate cinture rosse o
bicolori, rosse e bianche. L'idea dell'associazione tra il colore della
cintura e il grado si è fissata quando è stata stabilita una forma
semplificata di pratica del judo. Prima della formalizzazione del judo si
indossava ufficialmente 1'hakama (pantalone largo) sopra 1'abito da
allenamento. Cosi non si vedeva più la cintura, di cui si ignorava il colore.
Invece quando J. Kano ha formalizzato 1'abito da allenamento con un kimono
bianco, un semplice pantalone e una cintura sopra al kimono, il colore della
cintura è diventato visibile. Di qui 1'idea di distinguere il livello dal
colore della cintura. All'inizio,
nel judo, si applicava una divisione in cinque gradi e non in dieci, come al
giorno d'oggi. J. Kano ha rilasciato per la prima volta un grado di 1° dan a
due suoi allievi, Tsunejiro Tomita e Shiro Saigo, nel 1883. Allora aveva solo
23 anni. Elaboro le varie tecniche di judo esercitandosi quotidianamente con
i suoi allievi. La maggior parte delle tecniche di judo sono state
formalizzate e denominate, d'altronde, nel corso dell'allenamento con i suoi
allievi. J. Kano scrive: "Shiro Saigo era il mio più grande partner,
insieme abbiamo trovato ed elaborato le tecniche del judo attuale".
Secondo J. Kano il livello di pratica di S. Saigo non era lontano dal suo,
ciò che, a rigor di logica, significa che all'epoca, se J. Kano gli ha
attribuito il 1° dan, egli stesso non sarà stato piu del 2° dan. Ed è con un
livello che non andava oltre il 2° dan e all'età di 23 anni che egli ha
fondato il judo. Tuttavia il contenuto e la qualità di questo 2° dan non sono
gli stessi di oggi. E' così che all'inizio del judo egli non ha avuto bisogno
di creare molti gradi. La loro creazione è andata di pari passo con la
progressione di J. Kano e dei suoi allievi e con 1'espansione del suo gruppo
che formava il dojo Kodokan. Nel corso degli anni Venti, J. Kano da questo
consiglio a G. Funakoshi: "Deve applicare un sistema di gradi, se
desidera dare una diffusione al karate". E' nel 1924 che G.
Funakoshi rilascia i suoi primi diplomi di 1° dan a S. Kasuya e S. Gima; per
la prima volta, il sistema dei diplomi era applicato nel karate. Gli altri
maestri di karate faranno progressivamente lo stesso. All'inizio, come nel
caso del judo, è stato applicato un sistema in cinque gradi, poi, molto
rapidamente, si passerà a dieci gradi. Resta
un'altra domanda: a partire da che momento si è cominciato a utilizzare il
termine dan. Il termine dan era in uso in diverse discipline per esprimere il
grado di una persona nelle diverse tappe della pratica della sua arte. Era
utilizzato nella scuola Jigen-ryu, di spada giapponese. Era anche in uso nella
pratica del gioco del go fin dall'epoca Edo. Si utilizzava generalmente il
termine dan per esprimere una progressione in tre gradini: sia shodan, nidan
e sandan, sia shodan, chudan e jodan. Tuttavia, nel budo giapponese si
utilizzavano generalmente i termini kirigami, mokuroku e menkyo, per
designare le tre tappe della progressione. Esistevano però delle eccezioni, e
alcune scuole avevano una classificazione di gradi in sei, sette o otto dan.
Il Butoku-kai, organizzazione ufficiale che raggruppava tutte le discipline
del budo, fissò, nel 1902, le modalità di attribuzione del titolo di maestri
nel budo. Questo comporta tre gradini, in ordine crescente: Renshi, Kyoshi e
Hanshi. L'esame è organizzato dall'associazione dei maestri di budo di più
alto grado del Butoku-kai, la cui sede è a Kyoto. Il Butokukai sarà sciolto
dopo la seconda guerra mondiale, e i diplomi cesseranno di essere rilasciati.
|
||
"Mano
vuota" Funakoshi
scrive nel 1922 un libro intitolato Rykkyu kenpo karate (Il karate, pugilato di
Ryu-kyu), e nel 1924 un altro intitolato Rentan goshin karate jutsu (Tecnica
del karate - rafforzamento energetico e autodifesa). In queste due opere egli
scrive il termine karate con gli ideogrammi che significano «la mano della
Cina». E verso il 1930 che egli comincerà a trascrivere kara con l'ideogramma
che significa «vuoto». Con il montare del nazionalismo, l'ideogramma «Cina»
appare come un elemento di disturbo per l'integrazione del karate nella
tradizione del budo giapponese, e anche per la sua diffusione, tanto più
considerando che la tradizione del budo e molto vicina al militarismo
giapponese, in via di rafforzamento nel corso degli anni Trenta. E in questa
situazione sociale che G. Funakoshi sceglie, per scrivere il suono kara di
karate, di sostituire l'ideogramma che significa «Cina» con quello che ha il
senso di «vuoto». Egli spiega questa scelta attraverso queste due piccole
frasi dell'insegnamento buddista zen: Shiki
soku ze ku che
significano: Tutti
gli aspetti della realtà visibile equivalgono al vuoto (nulla), Ugualmente
tutte le discipline del budo giungono alla fine allo stato di un uomo a mani
vuote, e lo stato di un uomo a mani vuote è il principio di tutto il budo. E'
così che si è formato il termine «karate» ripreso oggi nelle lingue europee.
La parola «karate», quando la sentiamo, riflette questa profondità,? Quale
significato veicola in queste lingue? L'adozione
del termine karate risale agli anni Trenta. Questo cambiamento di nome è
rivelatore di una fase importante nella storia di questa disciplina.
Corrisponde al passaggio da un'arte segreta, il cui nome, variabile,
importava poco, all'affermazione di un'arte riconosciuta, il cui nome ne
indica 1'orientamento. La parola karate significa: «mano vuota»; essa ha in
sé un'indicazione tecnica e un'idea filosofica, poiché questo «vuoto» va
inteso nell'accezione buddistica del termine. |
||
Lo Shotokan Il termine Shotokan
Il primo dojo di karate è costruito nel 1938 dagli allievi di Funakoshi, che si sono tassati per molti anni a questo scopo e si appoggiano alla rete degli ex-allievi delle loro università. G. Funakoshi chiama questo dojo "Shotokan" (La casa nel fruscio della pineta). Il periodo dello Shotokan (dal 1938 al 1945), nasce il primo marzo 1938, proprio quando il dojo Shotokan viene costruito. Esso diventa il centro dell'insegnamento del karate di G. Funakoshi ed è frequentato da numerosi adepti fino all'inizio della seconda guerra mondiale. Sarà distrutto dal bombardamento del marzo 1945. Perché il nome "Shotokan"? G. Funakoshi componeva fin da giovane delle poesie, ne calligrafava con notevole arte; egli aveva scelto come pseudonimo di calligrafo Shoto (fruscio della pineta). II suo paese natale era infatti dominato dal castello di Shuri, che era prolungato da colline e da monti coperti da foreste di pini. Questi formano una lunga catena chiamata Kobisan (Monti della coda di tigre). G. Funakoshi aveva l'abitudine, in gioventù, di passeggiarvi spesso, di giorno e anche di notte, al chiaro di luna o sotto le stelle. Il fruscio dei pini lo accompagnava da allora. Firmando Shoto le sue poesie calligrafate, il ricordo del canto della pineta lo riportava ai sentimenti dell'infanzia e della giovinezza. E quando egli sceglie Shoto come nome del suo dojo di karate, vuole ancora legare l'immagine del fruscio della pineta alla via che segue nel karate. "Amerei proseguire la via del karate, cosi come la vita, nella grazia della verità intrinseca alla calma del fruscio dei pini", scrive Funakoshi. E' nella primavera del l938 che egli affigge l'insegna "Shotokan" (kan significa casa o dojo) davanti al suo dojo. Questo nome sarà in seguito utilizzato per designare la sua scuola. G. Funakoshi ha 70 anni. L'influenza di Yoshitaka nello shotokan Funakoshi stabilisce un sistema di "kyu" e di "dan" per designare i gradi degli allievi ed elabora i corsi che vengono tenuti dai suoi allievi anziani. Delega, in ogni università, la responsabilità dell'insegnamento all'allievo anziano più avanzato nel karate e quella del dojo Shotokan al suo terzo figlio, Yoshitaka. Il lavoro di Funakoshi consiste nell'andare ogni giorno nelle varie università per dare consigli e per insegnare. Già più di una decina di università si sono affiliate allo Shotokan. La sua scuola comincia ad allargarsi, al di fuori di Tokyo, con il trasferimento in provincia dei suoi allievi anziani. Funakoshi effettua quindi, di tanto in tanto, un viaggio d'insegnamento più o meno lungo. Uno dei figli di G. Funakoshi, Yoshitaka, si è formato al karate con lo scopo di prepararsi a succedere a suo padre alla testa dello Shotokan. "... Il suo terzo figlio, Yoshitaka, è arrivato a Tokyo all'età di quindici anni circa. Dapprima ha lavorato come apprendista carpentiere a Senju, grazie alla raccomandazione di M. Yamada. Ma, pensando che questo lavoro non gli si confacesse, M. Himotsu, all'epoca studente università di Tokyo, lo ha invitato a studiare nel laboratorio di radiologia dell'università, dove ha ottenuto il diploma di tecnico in radiologia... Yoshitaka ha cominciato a praticare il karate per iniziativa di suo fratello maggiore Yoshihide, che è arrivato a Tokyo un po' più tardi. Quest'ultimo lavorava in una piccola bottega situata al ministero delle finanze. E' lui che ha persuaso suo padre e suo fratello minore della necessità di formare Yoshitaka come successore del padre, poiché questi invecchiava. Così Yoshitaka è rientrato ad Okinawa per un soggiorno di un mese, poi ha cominciato ad insegnare il karate-jutsu dopo aver lasciato il laboratorio di radiologia..." (H. Otsuka). Benché di salute cagionevole fin dall'infanzia, Yoshitaka diventa alla fine, al prezzo di sforzi appassionati, un esperto incontestabile della propria arte. Egli apporta al karate di suo padre parecchie modifiche, che quest'ultimo non sempre apprezza. Yoshitaka introduce maggiore ampiezza e dinamismo nell'esecuzione delle tecniche. Lo stile attuale dello Shotokan proviene più da Yoshitaka che da suo padre. Ecco alcune testimonianze su questo punto e sulla personalità di Gichin Funakoshi. F. Takagi (nato nel 1920), ex-segretario generale della WUKO (World Union of Karate-do Organisation): "Il Maestro Yoshitaka era incontestabilmente forte. Una parte importante del nostro karate Shotokan proviene da lui... "G. Funakoshi non era un karateka, per lo meno non un tecnico del karate. Per noi era tanto un maestro di vita quanto un adepto di karate". Fra le modifiche apportate al karate Shotokan, Yoshitaka Funakoshi prende l'iniziativa di introdurre l'esercizio del combattimento libero nel suo insegnamento, cosa che riesce male accetta a suo padre. Di fatto si acuisce sempre più il divario tra i modi di praticare e di insegnare il karate del padre e quelli del figlio, tanto dal punto di vista tecnico quanto da quello morale. Yoshitaka e alcuni adepti dello Shotokan, nel corso di un viaggio ad Osaka, fanno un allenamento comune con adepti di Goju-ryu (un altro stile di Karate). Essi organizzano un incontro di combattimento libero, cosa naturale in quell'epoca, in cui la tensione militarista era forte nelle giovani generazioni. Gli incontri tra le diverse scuole portavano facilmente allo scontro reale; per di più non vi era ancora alcuna regola per i combattimenti di karate. In breve, nel corso di questo combattimento la disfatta di Yoshitaka e dei suoi amici è innegabile. Secondo diverse testimonianze, è al ritorno da questo viaggio che Yoshitaka prende l'iniziativa di introdurre l'esercizio del combattimento libero nell'allenamento dello Shotokan, ed elabora tecniche e strategie per il combattimento libero. Il suo atteggiamento di ricerca dell'efficacia nel Karate scava un fossato tra lui e suo padre. Ecco la testimonianza di H. Namekawa, professore di francese all'università Nihon, che fu allievo dello Shotokan durante la guerra: "All'epoca ero un giovane principiante inesperto, allievo del Maestro Yoshitaka Funakoshi. Ci faceva molta paura. Era stato rimpatriato dalla Cina, probabilmente a causa del suo stato di salute, ed era già stato colpito dalla malattia di cui morì alcuni anni più tardi. Quando non era contento del nostro modo di eseguire gli esercizi, ci diceva con collera: "Credete che potreste uccidere degli uomini con queste tecniche pietose? Io ho ucciso con le mie mani numerosi cinesi quand'ero in Cina. Non è facendo come voi che si arriva ad uccidere". "Io avevo veramente paura, mi faceva pensare al muso di un toro. Ma, dopo il corso, suo padre lo chiamava in un angolo e gli parlava severamente: "Perché dici delle cose simili ai tuoi giovani allievi? E' vergognoso. Il karate non è fatto per uccidere degli uomini, come tu pretendi di credere". Mi ricordo del Maestro G. Funakoshi, era già anziano ed era un dolce e rispettabile". G. Funakoshi, mentre il Giappone e già in guerra con la Cina dal 1937, scrive "I venti precetti della via del karate" . Lo shotokan dopo la guerra mondiale Nel 1945 il dojo Shotokan, sette anni dopo la sua costruzione, è annientato sotto i bombardamenti americani; Yoshitaka si ammala gravemente e nel 1947 muore. La guerra termina, lasciando il Giappone in un disordine desolante. G. Funakoshi, a 80 anni, ritorna a Tokyo. I suoi allievi anziani usciti da università diverse cominciano a raggrupparsi per riformare la scuola Shotokan. Nel 1949 si costituisce la Japan Karate Association (J.K.A.) con alla testa Gichin Funakoshi, dell'età di 81 anni. Sembra, per un momento, che l'unità della scuola Shotokan sia stabilita. Ma, dagli inizi degli anni Cinquanta, le divergenze di opinione sui modi di praticare e di insegnare il karate ed anche sull'organizzazione della scuola, suscitano conflitti. Il numero dei praticanti continua tuttavia ad aumentare di anno in anno. Le contraddizioni in seno alla scuola scoppiano quando Gichin Funakoshi muore nel 1957, all'età di 89 anni. La valutazione positiva della scuola Shotokan è generalmente legata all'aspetto dinamico dei movimenti. In effetti, l'esagerazione delle posizioni basse e l'ampiezza dei movimenti danno la possibilità di sviluppare la forza muscolare che è necessaria per prepararsi ad una pratica duratura. Anche se nella realtà del combattimento non si ha bisogno di fare questo o quel movimento, esagerandone l'ampiezza gestuale e la forza, si allena l'efficacia al combattimento reale. Su questo piano, lo stile di allenamento dello Shotokan è molto esigente. Il dispendio energetico è maggiore nello Shotokan che nelle altre scuole a causa del tipo di allenamento, cosa che costituisce il suo merito. G. Funakoshi era contrario agli esercizi di combattimento libero fin dall'inizio del suo insegnamento; Ebbe di tanto in tanto dei conflitti con giovani allievi che erano tentati di misurare le proprie capacita in combattimento dopo qualche anno di apprendistato del karate. Molti allievi cercavano di praticare il combattimento libero in assenza di G. Funakoshi. Suo figlio Yoshitaka era tra coloro che tentavano di elaborare delle tecniche di combattimento libero. E' questa una delle ragioni principali delle divergenze relative alla concezione e alle forme di pratica del karate che si sono estese in seno alla scuola Shotokan dopo la morte di questi due maestri. La Japan Karate Association fu formata, all'origine, da un raggruppamento di dirigenti dei club di karate universitari, tra i quali esistevano tre correnti importanti. Al momento della sua scissione, una prese il sopravvento sulle altre due, che si ritirarono. Ognuna delle tre, sviluppando le proprie particolarità, si proclamò l'erede autentica della trasmissione di G. Funakoshi. Per questo la scuola Shotokan non è oggi rappresentata da un solo gruppo. Essa comprende diverse correnti, di cui le tre principali sono: - La Japan Karate Association (J.K.A.); La «Japan Karate Association», J.K.A. E' principalmente diretta da ex-allievi dell'università Takushoku. La J.K.A. è la corrente della scuola Shotokan più conosciuta al di fuori del Giappone. Questa corrente ha sviluppato uno stile unificato e un sistema di competizione di kata e di combattimento. Oggi costituisce un'organizzazione internazionale indipendente. La sua affiliazione alla "World Union Karatedo Organisation" è spesso evocata, ma non è ancora realizzata. Essa organizza attualmente il proprio "Campionato del mondo" con kata e combattimenti. I kata vengono eseguiti con gesti ampi, il corpo in posizione bassa, le gambe ben divaricate. Ve~0‹N0…Étcercate un'espressione di potenza e una certa estetica del movimento. Le variazioni di ritmo - come: rapido, lento, con tempi di arresto - sono apprezzate. Il loro valore è riconosciuto come base di partenza per sviluppare, attraverso grandi movimenti, la stabilità e la potenza di cui si avrà bisogno per andare lontano nella via del karate. Lo Shotokai è oggi spesso considerato come una scuola indipendente dallo Shotokan, ma all'inizio era identica. Shotokai significa "Associazione (kai) di Shoto" e, in origine, le due denominazioni Shotokan e Shotokai erano utilizzate dallo stesso gruppo di persone che si allenavano sotto la direzione di G. Funakoshi. E' dopo la scissione della prima J.K.A., che le due denominazioni cominceranno a riflettere differenze di stili. Il gruppo Shotokai è diretto fin da quest'epoca da Shigeru Egami, uno dei migliori discepoli di G. Funakoshi. Questo gruppo ha conosciuto un importante sviluppo all'università Waseda, a Tokyo, da cui proviene S. Egami. Questa Università privata, di buona reputazione, contava anche un gruppo che faceva parte della J.K.A. Ma oggi l'università Waseda ha il proprio stile di karate che rimane più vicino allo stile insegnato da Gichin e Yoshitaka Funakoshi, pur includendo la partecipazione a competizioni di combattimento. Ha quindi molti aspetti comuni con la terza corrente. S. Egami utilizzava le due denominazioni, Shotokai per designare il gruppo, Shotokan per il suo dojo, come era d'altronde la logica d'origine. Lo stile di S. Egami si è evoluto considerevolmente, e si distingue tanto da quello di G. Funakoshi quanto da quello della J.K.A. Per questo lo Shotokan e lo Shotokai sono diventati, nel corso della loro evoluzione, due scuole differenti. In effetti, S. Egami ha modificato considerevolmente il karate che aveva imparato da G. Funakoshi, rispettando pero le idee fondamentali di quest'ultimo. L'apporto di S. Egami è variamente valutato dagli adepti dello Shotokan, alcuni dei quali lo considerano come uno sviluppo positivo del karate di Funakoshi ed altri come una deformazione. Esistono varie correnti di Shotokan nell'ambiente universitario giapponese, giacché lo Shotokan si è sviluppato fin dall'inizio nei circoli universitari. Ogni università mantiene la propria tradizione di Shotokan, con un'organizzazione di ex-allievi, i più anziani dei quali conservano il ricordo di G. Funakoshi. Tra questi gruppi, la corrente dell'Università Keio è la più vecchia, e trasmette gli insegnamenti più antichi di G. Funakoshi. La corrente Keio è poco conosciuta al di fuori del Giappone. Il gruppo dell'Università Keio faceva all'inizio parte della stessa corrente di quello dell'Università Waseda, ed entrambi si collocano oggi al di fuori della nuova J.K.A. Ma la sua influenza non si è estesa al di fuori di questa università. La corrente dello Shotokan-Keio rimane poco appariscente, per quanto riguarda l'espansione verso l'esterno, ma è solidamente organizzata attraverso la discendenza di ex-allievi e studenti. I suoi aderenti danno molta importanza alla pratica del combattimento in stile J.K.A.; tuttavia praticano i kata esagerandone meno le espressioni di dinamismo. La posizione del corpo è più alta, le gambe sono meno divaricate, i movimenti tecnici sono più piccoli, cosa che rende questo stile meno spettacolare di quello della J.K.A. Il karate di questa università è importante per capire l'evoluzione dello Shotokan, poiché è la prima in cui Funakoshi ha insegnato, ed è quella che, nel corso della sua evoluzione, ha conservato più tracce dell'insegnamento iniziale. La situazione attuale della scuola Shotokan è perciò complessa. Queste tre correnti costituiscono in Giappone un'unità dinamica, lo Shotokan, con conflitti e influenze reciproci. Al di fuori del Giappone, la J.K.A. ha conosciuto una larga espansione internazionale dagli anni Sessanta ed è lei che rappresenta l'immagine globale dello Shotokan. |
|